Danyi Hi Heatro: il progetto di sostegno scolastico in un villaggio africano

Apr 26, 2020 | Africa, Togo, Viaggi

Hai presente uno di quei luoghi sperduti dei quali è persino difficile reperire informazioni in internet? Danyi Hi Heatro, il villaggio nel quale presi parte ad un meraviglioso progetto di sostegno scolastico, è proprio uno di quelli. Nei suoi dintorni c’è poco o nulla, nemmeno i cartelli stradali che indicano la strada da percorrere per raggiungerlo. Ritrovarmi lì fu come fare un gigantesco passo indietro nel tempo!

Ad eccezione del villaggio di Dzogbégan, che ospita la suggestiva Abbazia dell’Ascensione, un luogo di culto gestito dall’ordine delle suore benedettine, noto per la produzione di squisite marmellate, miele e caffè, la città più vicina, situata a 80 km di distanza, è Kpalimé, importante crocevia di viaggiatori diretti a nord, nella regione di Kara.

In virtù della sua collocazione geografica, che la vede circondata da verdi e lussureggianti colline, da cui emergono fitte le piantagioni di cacao e caffè, Kpalimé costituisce un’ottima base di partenza per interessanti itinerari di trekking a piedi nei pressi del Monte Agou, la vetta più alta del Paese e del Monte Klouto.

La mia breve sosta in città, utile solo a rifocillarmi prima di riprendere il cammino in direzione del villaggio, non mi ha permesso di perlustrarla a fondo. Ricordo la presenza di una chiesa cattolica, un affollato mercato e il via vai di artigiani che vi giungono per vendere i propri manufatti in legno. Semmai dovessi transitare da quelle parti, ti invito ad assaggiare un buon piatto locale e, perchè no, a valutare l’idea, non tanto balzana, di trascorrervi la notte: sono numerose, infatti, le abitazioni private o i piccoli alberghetti a gestione famigliare che offrono una sincera ospitalità.

Ma ora veniamo al progetto di sostegno scolastico, ciò di cui mi preme parlarti!

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L’Abbazia dell’Ascensione

1. danyi hi heatro: Il villaggio

A fronte dei 120 km percorsi, mi ci vollero più di quattro ore di viaggio per raggiungere il villaggio di Danyi Hi Heatro. Se penso che in Italia, a parità di chilometri percorsi, ci avrei impiegato la metà del tempo, mi si accappona la pelle. Ma questa è l’Africa: o la si ama, o la si odia!

Ad attendermi, radunata per l’occasione sul manto erboso di un campo di calcio, c’era una folla scalpitante composta, in gran parte, da bambini in festa. In mezzo ad una frotta di marmocchi esuberanti c’era chi sgomitava perchè moriva dalla voglia di accovacciarsi sulle mie ginocchia, chi di essere preso in braccio e chi di scattare una fotoricordo. In quel frangente, mi tornarono in mente alcuni momenti legati alla mia infanzia, quelli in cui ero solito andare a caccia di autografi di calciatori che militavano nella mia squadra del cuore. Per un attimo, a parte invertite, mi parve di rivestire quel ruolo, in cui l’unico obiettivo era quello di compiacere tanti piccoli fans.

Tra le tante persone appostate c’era M. Gagnon, colui il quale fece le veci dell’associazione. Fu lui, infatti, a procurarmi un tetto sotto il quale dormire. Alto quasi due metri, con una moglie e undici figli a carico, M.Gagnon era sia il proprietario di una “villetta” dotata di un generatore elettrico che entrava in funzione al calar del sole, sia il titolare di un piccolo negozio di alimentari collocato in posizione strategica all’entrata del villaggio.

Avulso dal traffico che angoscia i grandi centri urbani, il villaggio è popolato da anime genuine ricche di tradizioni, che ammazzano il proprio tempo giocando a carte, vendendo frutta e accudendo i propri figli, in attesa che la vita, quella lenta e grama che conducono abitualmente, di punto in bianco possa dare un’improbabile svolta alle loro esistenze.

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Bambini esuberanti a Danyi Hi Heatro

1.1. Danyi hi heatro: Il progetto di sostegno scolastico

E fu così che arrivò il giorno in cui misi mano al progetto di sostegno scolastico. Il mio compito era quello di fornire un supporto pratico a tre temerari maestri i quali, con passione e abnegazione, si dannavano per dare un senso alle spiegazioni impartite agli studenti del villaggio.

Quattro grandi aule dotate di panchine e tavoli di ripiego, oltre a fungere da luogo di scorribanda per galline, capre e suini, ospitavano un centinaio di studenti di età compresa tra i cinque e i tredici anni che tutti i santi giorni, armati di gessetto, lavagna e uno zainetto gelosamente custodito sulle spalle, si dirigevano in quella che molti, con orgoglio, chiamavano scuola.

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I tre maestri

Sin dal primo giorno mi sedetti e da spettatore diligente presi appunti. Benchè gli orari delle lezioni fossero fittizi, tra assenze ingiustificate e defezioni varie si faceva il possibile per mantenere ordine e disciplina. Dopotutto, il ritardo e la mancata applicazione nelle materie oggetto di studio erano puniti con una dolorosa bacchettata sul dorso della mano. Non trovi, in questo, quache analogia con l’Italia di tanti anni fa?

Tuttavia, fu allora che compresi quale fosse il significato, talvolta discutibile, del termine “rispetto”. Quello stesso rispetto che per gli studenti si traduceva nel doversi alzare in piedi quando il maestro faceva il suo ingresso in classe o quando, al termine della ricreazione, prima di riprendere le proprie postazioni sui banchi, gli studenti erano soliti disporsi come tanti piccoli soldatini in fila indiana.

Sprizzante di gioia, iniziai ad insegnare geografia e a dialogare in francese e in italiano. Presto, però, mi accorsi che ogni tentativo di impormi risultava vana e improduttiva: gli studenti, distratti e incuriositi dalla mia presenza, facevano orecchie da mercante.

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A lezione insieme ai maestri

Quando, a seguito di una riunione con alcuni membri del villaggio, si comprese che la necessità di acquistare materiale scolastico era diventata urgente, mi sentii sollevato: volevo in qualche modo aiutarli. Libri a parte, gli studenti ricevettero quaderni, matite, penne per scriverecartine geografiche e metri di stoffa per realizzare il kaki, l’uniforme indossata per andare a scuola. Prima di fare il mio definitivo rientro in Italia, trovai persino il tempo di visitare le Cascate di Agumatsa, poste al confine con il Ghana.

Poco conosciute e considerate tra le più belle dell’Africa Occidentale, le Cascate di Agumatsa sono raggiungibili in un’ora o poco più di cammino dal villaggio di Yikpa, situato a circa 40 minuti in auto da Kpalimé. E’ consigliato accedervi solo se accompagnati da una persona del luogo. Il costo è di 2.000 CFA (3 euro circa). E’ buona norma portare con sé un costume da bagno, una bella scorta di acqua e del repellente contro le zanzare.

In definitiva, Il progetto di sostegno scolastico a Danyi Hi Heatro mi regalò talmente tante emozioni che ancora oggi, nel ricordarle, mi commuovono. Bambini, giovani e adulti contribuirono, ognuno a modo proprio, a rendere davvero superlativo il mio soggiorno al villaggio.

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Le Cascate di Agumatsa

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Mi chiamo Simone Gentilini e sono un bolognese DOC nato nel novembre del 1974. Il 4 per essere precisi, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze armate, quella che un tempo era una festa sentita ma oggi un giorno qualsiasi presente sul calendario.
Nella vita svolgo un fricandò di attività che, seppur con qualche affanno di troppo, mi consentono di vivere la mia vita in maniera dignitosa.
Sono un operatore socio sanitario, un insegnante di lingue straniere e un accompagnatore turistico.

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