Se ti trovi su questa pagina, probabilmente è perchè dopo aver letto il post sulla mia esperienza in famiglia ti sei interrogato su cosa vedere a Lomé e quanto tempo dedicare alla sua visita. O mi sbaglio?

Per tagliare la testa al toro, nell’articolo che segue troverai alcuni consigli utili su cosa vedere a Lomé e dintorni in 2 giorni, il lasso di tempo che ritengo utile per entrare in sintonia, seppure in maniera un pò frenetica, con la Regione Marittima, il cuore pulsante del Paese. Sono certo che ti saranno davvero utili!

1. cosa vedere a lomé: il grand Marchè

Fondata dagli Ewe, nel’700, Lomé è una città caratterizzata da numerosi viali trafficati, ampie rotonde, piazze ed edifici che ospitano banche, uffici, alberghi di lusso e istituzioni governative. Ma è soprattutto il centro amministrativo e industriale del Paese, nonché la sede di un grande porto.

A ridosso del centro, a pochi passi da Boulevard de la Republique, il lungomare che separa l’agglomerato urbano dal Golfo di Guinea, tra gli stretti vicoli del quartiere di Assigamé si fa largo il Grand Marché, l’attrazione di maggior richiamo della città.

Sviluppatosi all’interno di un edificio costruito degli anni’60, tuttora occupato dalle nana-benz, le donne d’affari togolesi attorno alle quali ruota la vendita dei tessuti utilizzati per confezionare gli abiti, Il Grand Marchè si è ormai esteso tutt’attorno all’area che ospita la Cattedrale del Sacro Cuore, un edificio in stile gotico dai colori bianco e rosso la cui costruzione, risalente ai primi del’900, rievoca il periodo della colonizzazione tedesca.

Avvolto in una giungla di odori nauseabondi e suoni del djembé riprodotti da mani esperte, il mercato, ogni giorno, è preso d’assalto da un numero incalcolabile di persone. Con la scusa di fare la spesa, la gente vi si reca per perdersi in chiacchiere con conoscenti e amici. Eppure una ragione valida per la quale visitarlo ci sarà, non ti pare?

Il motivo è rappresentato dalle decine di bancarelle che lo compongono, tutte strabordanti di merce di ogni tipo e forma, che spazia dai generi alimentari ai capi d’abbigliamento, dai souvenir ai cosmetici naturali, dai gioielli a basso costo alla tecnologia più spicciola. II fiore all’occhiello sono i batik, dei rettangoli di stoffa dai colori sgargianti sui quali, dipinte a mano, sono raffigurate scene di vita quotidiana e i pagnes, degli abiti leggeri che vengono utilizzati come gonna o turbante.

Se ciò ti fa gola, non devi far altro che mescolarti alla gente e iniziare a curiosare qua e là, in attesa che venditori ambulanti goliardici e dotati di un’instancabile parlantina ti si avvicinino con l’intenzione di dare vita a snervanti contrattazioni, che il più delle volte si concludono con un simpatico “nulla di fatto”.

Nel caso in cui non trovassi nulla di tuo gradimento o ti dovessi stancare del rumore assordante provocato dalla folla, puoi allontanarti e raggiungere la vicina Place de l’Independence, la piazza che ospita l’omonimo monumento eretto in ricordo dell’indipendenza ottenuta dalla Francia, nel 1960. Lì troverai un pò di pace.

1.1. il porto

Sono circa quindici i minuti in moto-taxi che separano il Grand-Marchè dal porto di Lomé, un luogo dove ogni giorno, sin dalle prime ore del mattino, un congruo numero di infaticabili pescatori vi si riversa per mettere in vendita il pescato fresco. Le donne del posto e i ristoratori si accalcano per acquistarne in quantità, salvo poi rivenderle nei mercati della zona o cucinarli ai propri clienti.

Animato da buffe negoziazioni che vedono coinvolti anche gli sparuti turisti di passaggio, incuriositi dalla varietà e dall’abbondanza di pesce esposto, il porto di Lomé è da inserire nella lista delle cose che devi assolutamente vedere nella capitale. E’ davvero imperdibile!

• Per accedere al mercato è previsto un costo di entrata pari a 1.000 FCFA (circa 2 euro).

2. cosa vedere nei Dintorni di lomé: Il Mercato dei Feticci

Se credi però che il Grand Marché sia l’unico mercato in cui poter dare libero sfogo al portafogli, ti sbagli di grosso. Nel sobborgo di Akodessewa, Lomé ospita infatti il Mercato dei Feticci più grande del Mondo. Si tratta di un luogo stravagante in cui è possibile ammirare un numero spropositato di teste essiccate di scimmie, coccodrilli, cani, antilopi e pelli di serpenti, meglio conosciuti come feticci, oggetti rivestiti di sacralità che vengono utilizzati per compiere i riti vudù. Hai mai sentito parlare di questo genere di riti?

Associati erroneamente alla magia nera, i riti vudù sono parte integrante della religione vudù, un insieme di credenze e di riti dai caratteri esoterici nato in Benin e diffusosi anche in diversi territori degli Stati Uniti. Ma proviamo a capire di cosa si tratta e come, a grandi linee, questi riti si svolgono.

Colui il quale si sottopone ad un rituale vudù è generalmente una persona affetta da problemi di salute o alle prese con difficoltà economiche o di concepimento di un figlio. Con l’intento di trovare una soluzione ai propri grattacapi si rivolge ad un sedicente sacerdote-guaritore, l’unico soggetto in grado di esaudire – stando alle dicerie – la sua richiesta di aiuto. E fin ci siamo, giusto?

Per compiere il rito, è necessario che il sacerdote incida dei tagli sulla schiena o sul petto del malato, dodpodichè individui il feticcio più appropriato alla risoluzione del problema, lo trituri, lo mischi alle erbe medicinali e infine lo metta sul fuoco in modo tale da ridurlo ad una polvere curativa che viene prima spalmata sulla schiena, poi all’interno delle ferite. Ed ecco che “les jeux sont faits”.

Il giorno in cui mi recai al mercato, lo feci in compagnia dell’amico Didier, il quale mi persuase ad acquistare un amuleto che, a suo dire, era un portafortuna. Sai che a distanza di alcuni anni sono ancora in attesa dei suoi presunti effeti benefici? Peccato, ci ho sperato a lungo, invano.

2.1 Togoville

Situata a 50 km da Lomé e ad una manciata dall’Oceano Atlantico sorge, affacciata sulla sponda settentrionale del Lago Togo, la tranquilla cittadina di Togoville, meta ideale per un’escursione in giornata lontano dal trambusto inferto dalla capitale.

Raggiungibile su strada o a bordo di una piroga, un’imbarcazione a remi in legno simile ad una canoa, Togoville possiede un passato storico di tutto rispetto. Fu qui, infatti, che nel 1884 l’esploratore tedesco Gustav Nachtigal stipulò con il Re Mlapa III un trattato di pace che decretò la sovranità della Germania sui territori circostanti, che da quel momento in poi presero il nome di Togoland.

Disseminata di feticci che attestano la presenza della religione vudù, Togoville ospita un importante Centro Artigianale e il Santuario dedicato alla Vergine Maria, un edificio che fu fatto costruire dai tedeschi nel 1910 nel punto esatto in cui si vocifera che la stessa apparve ad una ragazza del luogo nel 1970. Un evento questo, che spinse l’allora Papa Giovanni Paolo II a recarsi in Togo per visitare la cattedrale e celebrare per la prima volta la messa dinnanzi ad un popolo di “fede” animista.

Il ricordo più bello che conservo dell’escursione a Togoville – eh si, sono andato anche li – è legato all’amicizia nata con Antoinette, un’intraprendente signora togolese che in loco gestisce un’associazione di volontariato insieme al marito Rodolfo, un infermiere in pensione. Quando seppi che risiedono a Imola, un comune della città metropolitana di Bologna, pensai sbalordito a com’è piccolo il mondo. Dopotutto, chi trova un amico, trova un tesoro, anche se un pò fuori mano!